“ L’infanzia termina nel momento in cui si scopre che la vita è un eterno gioco”.

Il gioco permetterebbe il perfezionarsi di una funzione istintiva, sarebbe “un esercizio preparatorio alla vita vera”. L’animale non gioca perché è giovane, ma è giovane in quanto ha bisogno di giocare. Il gioco è dunque funzione essenziale nella vita dei bambini: essi vi si dedicano spontaneamente e senza aiuto, ma si può soddisfare il loro bisogno di attività mettendogli a disposizione gli oggetti indispensabili. Le manchevolezze e gli errori che l’educatore non sa scoprire nel campo del gioco possono modificare il comportamento del futuro adulto.

Sorgente di gioia, fattore di creatività e di vittoria, origine e preparazione delle attività di lavoro, il gioco è anche una prima introduzione alle forme di convivenza sociale del bambino. Fin dai primi anni, “il gioco non è la negazione pura e semplice, la derisione del serio, del lavoro e della legge, ma piuttosto il simbolo e il pegno della riconciliazione, nel destino individuale e sociale, tra norma ed eccezione, tra necessità e libertà. Il gioco è il sale della civiltà”.

Il decalogo di Saltabanco

  • Il bambino acquisterebbe attraverso il gioco “il capitale di base di cui ha bisogno nella vita”.
  • E’ il “tutore della crescita, il grande ponte che i bambini devono attraversare per passare senza difficoltà dall’infanzia all’età adulta”.
  • Il bambino, come l’adulto, può fare a meno del supporto materiale quando si abbandona a un’attività ludica.
  • Ogni oggetto è un oggetto ludico, ogni oggetto ludico è un giocattolo, ogni oggetto è un giocattolo (Casanova Giancarlo). “E’ l’uso che conferisce all’oggetto il suo definitivo carattere di giocattolo”.
  • Il giocattolo non è semplicemente un oggetto per “occupare” o “divertire” il bambino, ma un mezzo per educarlo e renderlo felice.
  • Il gioco è, nella vita del bambino, un fatto nello stesso tempo familiare e complesso, comprende tante situazioni e fa ricorso a tanti oggetti. Tra il gioco e il giocattolo, quale dei due ha preceduto l’altro? Il bambino gioca perché ha dei giocattoli, oppure ha dei giocattoli perché gli piace giocare?
  • Nelle mani di un bambino tutto può diventare giocattolo: un pezzo di spago, un pezzo di carta, un fiore o una foglia, lo stesso corpo umano. Il giocattolo fabbricato, il giocattolo di serie non è dunque elemento indispensabile del gioco. Anzi, può trovarsi accanto al bambino, coabitare con lui e non essere toccato.
  • Bisogna saper regalare un giocattolo. Non lo si impone come un oggetto indispensabile o un alimento; esso deve conservare un qualche mistero.
  • I regali sorpresa sono messaggi che stabiliscono una comunicazione tra colui che dona e colui che riceve.
  • L’attesa crea una tensione che stimola lo slancio, arricchisce l’immaginazione, avvio l’esercizio delle funzioni della conoscenza conferendo così consistenza alla personalità. Purtroppo è tanto più facile, oggi, regalare denaro!
  • Far partecipare i bambini alla scelta dei giocattoli vuol dire allenarli a un’operazione di ordine intellettuale, aiutarli a prendere una decisione, concedere loro una certa indipendenza nei confronti dell’adulto.
  • Immaginiamo di osservare un genitore che, alla vigilia di una ricorrenza qualsiasi, acquista, in un negozio specializzato, un giocattolo per il figlio. È assai utile distinguere almeno tre aspetti principali del suo comportamento: le motivazioni, più o meno sincere, gli obiettivi dichiarati, l’intenzionalità reale.
  • Ai bambini e agli adolescenti si rimproverano oggi un eccessivo egocentrismo e un aumento di aggressività. In seguito al mutamento delle condizioni di socializzazione, dovuto al ridimensionamento della famiglia e alla frammentazione delle relazioni umane, anche le loro possibilità di fare esperienze sociali si sono ridotte.
  • Quando i bambini giocano per strada, nei parchi, nelle piazze e in tutti quei luoghi d’incontro rispettoso, essi non si riservano soltanto un teatro ludico tra i più antichi del mondo, ma si impegnano in passatempi tra i più arcaici ed interessanti, dato che le regole di tali giochi e i giochi stessi sono stati provati e riprovati da generazioni di bambini che si sono divertiti con essi e li hanno tramandati e continuano a farlo senza riferimento alla tradizione scritta, ai governi o alle regole del mondo adulto.

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