Chi va piano non arriva a Milano,
Can che abbaia
strada gaia.
Chi va con la pecora
impara a belare.
Ride bene chi ha tutti i denti.
Osso di sera
cena leggera,
osso di mattina
colazione poverina.
Il peggior sordo è quello
che fa finta di sentire.
Pensa dieci parole
prima di dirne due sole.
Telecronista che teletrasmetti,
che teleparli e telebalbetti,
se ti teleimpaperi e telefarfugli,
o per la fretta ti teleingarbugli,
mezza Italia, si può dire,
ti manda a farti telebenedire.
Filastrocca sempliciotta,
non è notte se non annotta,
non è il gallo che va al galoppo,
non è il ratto che fa il rattoppo,
non è il pizzo che mangia la pizza,
non il vulcano che vulcanizza,
non campa soltanto il campanaro,
non ha zampe lo zampognaro,
non viene dal faro la farina,
la rapa è onesta, non rapina;
e, per finire la filastrocca,
il saltimbocca non salta in bocca.
Avete studiato la geografia
dell’Italia, dell’India
e della Bulgaria;
ma quella del paese di Vacanza
l’avete studiata?
E’ un paese senza confini
né a Sud né a Nord,
una terra beata è questa
dove ogni giorno è festa,
è tutta di domeniche
è fatta la settimana.
Gli scolari ci vanno
tre mesi all’anno,
un mese gli impiegati di concetto,
un viaggetto ci fanno gli operai,
e c’è anche, un poveretto,
qualcuno non ci va mai:
per i monti e per il mare
non gli danno il lasciapassare.
Filastrocca dell’A B C
ve la canto subito qui:
A è l’automobile con l’autista
B è un bar col suo barista
C il controllore del treno diretto,
D la diga che fa un laghetto,
E l’elicottero per volare,
F la falce per falciare,
G un gettone per telefonare,
I l’idrante del pompiere,
L è la lepre ed il levriere
M è il mare con tutte le onde,
N la nebbia che ti nasconde,
O l’orologio che dice le ore,
P il pallone del calciatore,
Q il quadro del pittore,
R la radio del radioabbonato,
S il sole che ci ha svegliato,
T s’intende è la televisione per la teletrasmissione,
U nel nido è un uccellino,
V la vettura del vetturino,
e Zeta, lettera musicale, è la zampogna di Natale.
C’era una volta (ma
dove nessuno sa)
il paese dei bugiardi:
un paese dove nessuno
diceva la verità.
Quando spuntava il sole
c’era qualcuno pronto
a dire: - Che bel tramonto! –
Di sera, naturalmente,
quando brillava la luna,
si lamentava la gente:
- Ohibò, che notte bruna,
non ci si vede niente –
Se tu ridevi: - Peccato,
che gli sarà capitato
di male? –
E se piangevi, invece:
- Che tipo originale,
sempre allegro, sempre in festa,
chissà che ci ha in testa? –
Chiamavano acqua il vino,
seggiola il tavolino
e tutte le parole
le rovesciavano per benino;
fare diverso non era permesso,
ma essendoci abituati
si capivano lo stesso.
Un giorno in questo paese
capitò un certo ometto,
il quale poveretto
il codice dei bugiardi
non l’aveva mai letto
e senza riguardi
se ne andava intorno
chiamando giorno il giorno
e sera la sera
e non diceva una parola
che non fosse vera.
Dall’oggi al domani
lo fecero pigliare
dall’acchiappacani
e mettere all’ospedale.
- E’ matto da legare,
dice sempre la verità. –
- Ma no, ma via, ma va…-
Parola d’onore,
chiedetelo al dottore. –
E’ un caso interessante,
- Verranno da distante
cinquecento professori
per studiargli il cervello. –
La strana malattia
fu descritta in cento puntate
sulla Gazzetta della bugia.
Infine per contentare
la curiosità
popolare
l’Uomo-che-diceva-la-verità
fu esposto a pagamento
nel giardino zoologico
in una gabbia di cemento armato.
Ma qui la faccenda
si complicò in maniera tremenda,
perché il malato tutti contagiò.
La malattia, vedete, era infettiva,
a un po’ alla volta in tutta la città
si diffuse il bacillo della verità.
Medici, poliziotti, autorità,
tentarono il possibile
per frenare il flagello:
ma non ci fu niente da fare.
La gente – questo è il bello –
Non si lasciava curare
Col “siero della bugia”
(uno sciroppo nero, disgustoso),
liberò il prigioniero,
lo elesse presidente
e chi non mi crede
non ha capito niente.
Conosco un pescatore
che pesca senza rete,
senz’amo, senza canna:
voi non lo conoscete?
Pesca dolci, biscotti,
chicchere scompagnate,
bambolotti di gomma,
cartoline illustrate.
E’ un grande pescatore,
questa mia conoscenza,
e pesca solamente
nelle pesche di beneficenza.
Se invece dei capelli sulla testa
ci spuntassero i fiori, sai che festa?
Si potrebbe capire a prima vista
chi ha un cuore buono, chi ha una mente trista.
Il tale ha in capo un bel ciuffo di rose
Segno che pensa solo dolci cose.
L’altro è certo un signore di umore nero
gli crescono le viole del pensiero.
E quello con le ortiche spettinate?
Deve avere le idee disordinate.
Benvenuto-Mai-Seduto
l’avete conosciuto?
Io sì.
Era un tipo così così:
niente di speciale;
ma aveva uno strano male:
a stare seduto
invecchiava
d’un giorno ogni minuto.
Allora per restare
Sempre giovane, che fare?
Non si sedeva mai:
lavorava, viaggiava,
andava e veniva,
in piedi dormiva,
in piedi mangiava.
E se una volta, stanco,
sopra una sedia
si abbandonava,
tac:
gli nasceva un capello bianco
e gli cadeva un dente,
e lui balzava in piedi
immediatamente.
In mezzo alla gente
l’avrete certo veduto:
è il più giovane di tutti
Benvenuto-Mai-Seduto.
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