Le fiabe e le filastrocche di Saltabanco

La raccolta di fiabe e filastrocche di Saltabanco.
Ogni giorno (o quasi) una fiaba o una filastrocca. Potete vedere anche nell'area documentale, qui.
Buon divertimento!

Tutte le filastrocche qui raccolte sono state inventate da Saltabanco o raccolte tra quelle più belle di diversi autori, nel corso degli anni. Saltabanco è a disposizione di chiunque volesse qualche informazione o chiarimento in più.

94. Il fachiro

Ho letto di un fachiro

chiamato Kissa-Ki

che sta senza mangiare

più di cinquanta dì.

Non pranza mai, non cena,

salta la colazione,

è dei digiunatori

il massimo campione.

 

Han messo il suo ritratto

su tutte le gazzette

mentre rifiuta offeso

un piatto di polpette.

 

Ma perché, mi domando,

tanto chiasso ci fanno?

C’è gente che digiuna

tutti i giorni dell’anno…

93. La verità

Di notte tutto è nero:

il cielo, i giardini, i prati,

il mare che urla e piange,

i boschi profumati.

 

Ma appena il gallo canta

il sole ritorna fuori

a dipingere il mondo

coi suoi mille colori.

 

Se la metti in prigione,

non tace la Verità:

a incatenare il sole

chi mai riuscirà?

 

Ci provano le nuvole,

ma il vento le spazza via:

così la Verità

disperde ogni bugia.

92. Il cortile di città

 

Il cortile di casa mia

mette tanta malinconia…

 

Ci sono gli alberi, le aiuole,

tutto il giorno ci piove il sole,

 

ci sono intorno nove portoni,

ci sono in alto cento balconi,

 

suona l’armonica il portinaio,

si direbbe un posto gaio…

 

Ma ecco arriva, che spavento!,

sua Maestà il Regolamento:

 

“Guai a voi se vi fate pescare:

in cortile è vietato giocare!”.

 

Dai balconi di quando in quando

i bimbi guardano sospirando:

 

così tristi, così seri,

mi sembrano tanti prigionieri.

 

Il gran cortile ha tre pini slanciati,

come i tre alberi dei pirati:

 

laggiù si potrebbe con coraggio

balzare gridando all’arrembaggio…

 

Ma il Regolamento non permette

né tre alberi né barchette.

Ci vorrebbe un 25 aprile,

per liberare il mio cortile!

91. Musica in piazza

 

Quando in piazza suona la banda

c’è il maestro che la comanda,

la comanda con la bacchetta

ma però c’è una trombetta

capricciosa…sapete che fa?

non dice “pè-pè” ma dice “pà-pà”.

 

Il trombone brontolone

perde il segno e fa confusione;

si spaventa il clarinetto

e pigola come un uccelletto.

Il maestro ha un bel gridare,

ognuno suona quel che gli pare.

 

In quel fracasso soltanto i piatti

si divertono come matti

e fanno scoppiare sul più bello

il pancino del tamburello.

90. LO strillone

“O strillone che vendi il giornale,

cos’è successo di sensazionale?”

“In ventiquattrore ne accadono tante,

su tutte le pagine dell’atlante…

Qui si dàn tutte le informazioni

sui terremoti, sui tifoni,

sulle tasse e l’altre sventure

delle umane creature.

Ma poi c’è un fatto, sempre uguale,

il più importante di tutto il giornale.

Accadde ieri, succede adesso

e domani sarà lo stesso.

In poche parole si può raccontare:

la pace ai popoli voglion salvare”

89. Foglie morte

O spazzino che spazzi la via,

le foglie secche tu porti via:

le foglie che il freddo fece ingiallire

dove le porti dunque a morire?

 

Le porto in un luogo fuori mano,

né troppo vicino né troppo lontano,

dove stanno le cose passate

che la gente ha abbandonate:

la foglia caduta dalla pianta,

la canzone che più non si canta,

la corona dei re d’una volta

ormai per sempre morta e sepolta.

 

Sui rami le foglie torneranno,

ma i re per sempre dormiranno.

 

Buonanotte a tutti i re:

mia Repubblica, buongiorno a te.

 

 

88. Il treno delle mondine

 

Tornano le mondine dalla risaia.

Tornano le mondine sul lungo treno,

con il sacco del riso e i soldi in seno:

cantano le mondine con voce gaia,

ma il riso è poco e i soldi son di meno.

87. Lo stagnino

Filastrocca per lo stagnino

che bolle l’argento nel pentolino

e prepara la medicina

per i malati di cucina.

E’ il dottore delle padelle,

le fa brillare come stelle.

E’ il professore dei paioli,

li fa splendere come soli.

Il suo ospedale privato

ce l’ha sulle pietre del selciato.

86. Il maniscalco

Io sono il calzolaio dei cavalli:

guardate che belle scarpine

preparo per puledri e puledrine.

 

Ma ecco una cliente,

accogliamola degnamente.

 

- Buongiorno, signorina!

(Sapete, è una cavallina)

- Qualcosa è capitato?

- Già, guardi, questo tacco è consumato,

ho un bello scalpitare,

impennarmi e scalciare,

non sprizza più scintille dal selciato.

 

In quattro e quattr’otto

si cambia la calzatura,

e la cliente fa un piccolo trotto

per provare la misura.

 

Ecco adesso un cavallo carrettiere,

gli servono quattro ferri di fatica.

- Mi badi, per piacere,

che di cartone non li voglio mica!

- Le pare? Di cartone?!

Mi ha preso forse per un imbroglione?

Io sono per sua norma, in fede mia,

il mago della mascalcia.

Le scarpe ch’io metto

un pezzo le dureranno:

vorrei poterle fare al mio bimbetto

che ne consuma sette paia all’anno!

 

Ma quello, ci scommetto,

con i suoi salti e balli

consumerebbe in due giorni

anche i ferri dei cavalli…

85. La servetta

Filastrocca della domestica,

la padrona è tanto bisbetica…

 

Tutte le cose le vanno storte:

- Non sono lucide le porte,

sono sporchi i pavimenti,

sono scuri gli ori e gli argenti,

i bicchieri sono bagnati,

i mobili sono impolverati,

le finestre non sono pulite,

le forchette sono arrugginite,

le camicie mal stirate,

le calze non si sono asciugate,

si son rotte le scodelle,

non hanno il buco le ciambelle,

il riso è crudo, la torta è bruciata…!

 

La servetta è disperata.

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