Che stupendo viaggio le vacanze!
Si parte l’ultimo giorno di scuola,
pieni di smania, con il cuore in gola,
come partì Cristoforo Colombo,
con la Nina, la Pinta e la S. Maria,
per una lunga avventura
che tutta estate dura,
in buona compagnia…
L’estate è un continente da esplorare,
con paesi e foreste,
monti, burroni e creste,
e tutto attorno il mare…
A Nord, a Sud, a Est,
c’è qualcosa da scoprire
in tutte le direzioni:
perché passa dovunque
la strada per diventare buoni.
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Addio, vecchio bidello,
che tirando un sospiro
dài un’occhiata in giro
e richiudi il cancello.
Hai chiuso le finestre
dal primo al terzo piano,
ed hai stretto la mano
a maestri e maestre.
Mute e vuote le stanze
ti fan malinconia:
non ti mette allegria
l’idea delle vacanze…
Io invece vorrei
(lo dico solo a te)
che durassero sei,
sette mesi…non tre.
Lo scolaro, Giuseppe Moneta,
di Gastone,
in un momento di distrazione
è diventato un pianeta.
Circola intorno al sole
a discreta velocità,
attendo a non urtare
con la testa, coi piedi e con le mani
i pianeti più anziani.
Per oggi, dunque, a scuola non verrà.
La signora maestra
è pregata di scusarlo,
i compagni di banco, di osservarlo.
Stanotte sarà visibile
tra le costellazioni
perfettamente riconoscibile
per una macchia d’inchiostro
sui pantaloni.
A destra della virgola,
cagion dei nostri mali,
noi siamo, ahi tristi, ahi misere,
le cifre decimali.
Numeri? Noi siam polvere!
Se in mille ci mettiamo
una sull’altra, è inutile,
l’unità non tocchiamo.
Della tribù aritmetica,
sì numerosa e varia,
siam certo i più poveri,
trattati come paria.
Centinaia, Decine
ci tengono a distanza:
- Quelli? Rottami, briciole,
cocci, roba che avanza…
Se uno scolar pietoso
la virgola cancella
salva noi, però in cambio
si gioca la pagella…
I numeri sottozero
sono molto importanti,
ma bisogna toccarli
solamente con i guanti:
freddi, gelati, carichi
di neve e di ghiaccio,
sono numeri frigorifero…
Però a me non dispiacciono.
Se non ci fossero loro
non si andrebbe più a sciare
la slitta sarebbe inutile,
vietato pattinare.
Lo so, è triste la neve
per chi non ha un cappotto,
quando il mercurio scende,
tocca lo zero e va sotto.
Quei numeri sarebbero
dunque cattivi e brutti?
Ma no, ma via: piuttosto,
diamo un cappotto a tutti.
Numeri, avanti march!
Si va a fare l’addizione.
Attenti a stare in colonna,
o succede una confusione.
Unità sotto unità,
decine sotto decine:
mantenere l’allineamento
dal principio alla fine.
Il caporal Scolaro
con le cifre ha spesso dei guai:
fanno presto a sbandarsi,
se appena ti distrai.
Una esce dal quadretto,
un’altra la fila sbaglia…
il totale va a gambe all’aria:
addio dieci, addio medaglia!
- Vediamo, tutti a posto?
Laggiù, fatevi sotto.
Comincia l’operazione..
Scrivo uno e porto otto…
Fuggiva un giorno un Dieci,
pieno di trepidazione,
inseguito da un nemico
mortale: la Sottrazione!
Il poverino è raggiunto,
crudelmente mutilato:
ben due unità ha perduto,
un Otto è diventato.
Dalla padella cascando
nella brace, ecco qua,
incappa nella Divisione
che lo taglia a metà.
Ora è un misero Quattro,
malvisto dagli scolari.
-Consolati – gli dicono –
sei sempre un numero pari…
- C’è poco da consolarsi
la mia sorte è ben dura.
O incontro un’Addizione
o sarà …la bocciatura.
Figliolo, figliolo,
cosa vorresti fare?
I topi in solaio, nonno
i topi voglio acchiappare.
L’intenzione è lodevole,
e tuttavia scommetto
che non acchiappi nemmeno
la coda di un sorcetto.
La tua trapola, carissimo,
non è adatta allo scopo.
Secondo il mio pensiero
Farà ridere più di un topo.
Mancandole una “pi”
le manca l’essenziale:
sciuperesti il formaggio
e ci rimarresti male.
Sii paziente, riparala,
e quando la doppia avrà
vedrai che sorci e topi
a due a due acchiapperà.
C’era una volta una povera ama,
per essere una lama intera,
una vera lama di coltello,
le mancava la elle:
gliel’aveva rubata
un apostrofo pirata.
La poverina non taglia più
nè la carne cruda
né la carne cotta:
non tagliava nemmeno la ricotta.
In fondo al cassetto deperiva,
e del mal della ruggine pativa.
Per fortuna la scoprì un arrotino
che da bambino
Aveva studiato bene l’ortografia:
le ridiede la elle, l’affilò
e per il mondo la rimandò
col suo coltello
a tagliare questo e quello.
Dunque voi state attenti, per piacere:
lasciatele la sua elle, o per vendetta
è capace di tagliarvi
qualche falangetta.
Hai preso un brutto voto,
piangi da far compassione
e dici – Io l’ho studiata,
l’ho studiata, la lessione…
La lessione con due esse?
Ma allora è tutto chiaro:
chi studia a quella maniera
si ritrova somaro.
La lezione con la zeta
è una cosa differente:
ripulisce la testa
e soddisfa la mente.
Purtroppo tante persone
ci cascano come te:
studiano e non imparano
un bel niente…Perché?
Perché studiano cose sbagliate,
e si nutrono di errori:
dopo, son brutti voti,
anzi, sono dolori.
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