Le fiabe e le filastrocche di Saltabanco

La raccolta di fiabe e filastrocche di Saltabanco.
Ogni giorno (o quasi) una fiaba o una filastrocca. Potete vedere anche nell'area documentale, qui.
Buon divertimento!

Tutte le filastrocche qui raccolte sono state inventate da Saltabanco o raccolte tra quelle più belle di diversi autori, nel corso degli anni. Saltabanco è a disposizione di chiunque volesse qualche informazione o chiarimento in più.

54. C'era una volta

C’era una volta un chicco di frumento

e diventò una spiga d’oro al vento.

 

C’era il carbone, alla montagna in cuore:

bruciando diventò luce e calore.

 

C’era nella foresta un vecchio pino:

sta con me, adesso, ed è il mio tavolino.

 

E c’era, anzi c’è ancora, ci scommetto,

un piccolo curioso scolaretto:

 

spunta appena dal banco, eccolo là,

e un uomo grande e buono diverrà.

53. Il primo foglio

 

Ho aperto il quaderno nuovo sul banco.

Il primo foglio così bianco,

 

quasi splende tanto è pulito…

ed ho paura a posarvi il dito.

 

Intingo la penna, trattengo il fiato

e curvo sul foglio immacolato

 

scrivo con cura la prima parola

di questo primo giorno di scuola.

 

Domani, forse dopo, chissà,

sul foglio bianco una macchia cadrà…

 

Ma non perderò per questo il coraggio;

un colpo di gomma e vanti, in viaggio!

52. Tram di città

 

In città non canta il galletto,

è il primo tram che ti sveglia nel letto.

In tuta azzurra sul primo tranvai

vanno in fabbrica gli operai.

Secondo tram, l’impiegato statale

va in ufficio leggendo il giornale.

 

Terzo tram, che confusione:

gli scolari non san la lezione

e tra l’una e l’altra fermata

la ripassano di volata.

51. Il bidello

 

Filastrocca settembrina,

già l’autunno s’avvicina,

già l’autunno per l’aria vola

fin sulla porta della scuola.

Sulla porta c’è il bidello,

che fischietta un ritornello,

poi con la faccia scura scura

prova la chiave nella serratura,

prova a suonare la campanella…

Bambino, prepara la cartella!

50. I gessetti

 

Ella è piena d’invidia,

già si sa:

tutto quello che noi scriveremo

lei lo cancellerà.

49. Il cancellino

Ecco fatto, madama.

Sentite la campana come chiama.

Preparatevi a sopportare

i soliti scarabocchi

dei soliti marmocchi.

Sempre, appena il maestro volta gli occhi

qualcuno per suo spasso

vi coprirà di evviva e di abbasso,

mescolando alle quattro operazioni

nomi di squadre e di campioni.

48. Ora parla la lavagna

 

È finita, è finita

la lunga dormita…

mi sento così fresca e riposata

che con queste due zampe di legno

vorrei farmi una passeggiata.

Dite, ho la faccia pulita?

Per favore, signor cancellino,

vorreste cancellarmi per benino?

47. Buongiorno alla scuola

 

Che deserto la scuola, tutta estate!

Chiuse le porte, le finestre sprangate,

l’aule parevan morte,

e nel silenzio severo

i banchi tante tombe al cimitero.

Ma una mattina la vecchia bidella

Si attacca alla campanella

E “dén! dén ! dén! “ la scuola si ridesta:

le finestre si spalancano

per godersi la festa,

il sole inonda l’aula,

salta sulla cattedra,

e con il dito d’oro del suo raggio

disegna sulla carta geografica

un meraviglioso viaggio…

46. Stelle per tutti

Pensa e ripensa, ecco trovato come

dare nome e cognome

alle stelle che non ce l’hanno

e in fondo al firmamento

ignorate e confuse se ne stanno.

 

Mettiamo in un cappello

il mio nome ed il tuo,

quello di tuo fratello,

tutti i nomi dell’elenco telefonico…

ora bendiamo gli occhi al più piccino,

facciamogli pescare

un bigliettino alla volta

 

Stelle per tutti! E ne toccherà una

anche al mendico che tiene in gabbia

il pappagallo porta-fortuna.

45. Proverbi vecchi e nuovi

 

Una volta ho incontrato

un proverbio dei tempi andati.

Mi ha detto: meglio soli

che male accompagnati.

 

Trascritto sul mio taccuino

il saggio ammonimento

ho deciso là per là

di fare qualche esperimento.

 

Ho provato a giocare

da solo al pallone:

nel “dribblare” me stesso

ho fatto un ruzzolone.

 

“Giocherò a nascondino”,

ho pensato per confortarmi.

Mi sono nascosto:

ma poi come fare per trovarmi?

 

Ho provato perfino

a rincorrere me stesso;

mi sono stancato

con ben poco successo.

 

Io sarò fatto mal,

avrò poco cervello:

per me quel vecchio proverbio

non è che uno scioccherello.

 

Ora ho scritto sul mio taccuino

in bella calligrafia

un proverbio di mia invenzione:

stare soli è una brutta compagnia.

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