Le fiabe e le filastrocche di Saltabanco

La raccolta di fiabe e filastrocche di Saltabanco.
Ogni giorno (o quasi) una fiaba o una filastrocca. Potete vedere anche nell'area documentale, qui.
Buon divertimento!

Tutte le filastrocche qui raccolte sono state inventate da Saltabanco o raccolte tra quelle più belle di diversi autori, nel corso degli anni. Saltabanco è a disposizione di chiunque volesse qualche informazione o chiarimento in più.

24. Il mese di giugno

Filastrocca del mese di giugno,

il contadino ha la falce in pugno:

mentre falcia l’erba e il grano

un temporale spia lontano.

Gli scolaretti sui banchi di scuola

hanno perso la parola:

apre il maestro le pagelle

e scrive i voti nelle caselle…

“Signor maestro, per cortesia,

non scriva quel quattro sulla mia.

Quel cinque, poi, non ce lo metta

sennò ci perdo la bicicletta:

se non mi boccia, glielo prometto,

le lascio fare qualche giretto”.

23. Battaglia in cielo

Oggi battaglia grossa

tra una nuvola grigia

e una nuvola rossa,

tra una nuvola bianca

e una nuvola nera

battaglia tra l’inverno e la primavera.

 

A un colpo di tuono il vento

fugge sui campi sgomento.

Ma noi sappiamo già chi vincerà:

ce lo ha detto una rondine

arrivata iersera,

a una primula d’oro appena fiorita:

“Vittoria, vince la vita,

vince la primavera!”.

22. I 12 mesi

Gennaio, gennaio,

il primo giorno è il più gaio,

è fatto solo di speranza:

chi ne ha tanta, vive abbastanza.

 

Febbraio viene a portare la vite

con le dita intirizzite:

è senza guanti ed ha i geloni

e un buco negli zoccoloni.

 

Marzo pazzo e cuorcontento

si sveglia un mattino pieno di vento:

la prima rondine arriva stasera

con l’espresso della primavera.

 

Aprile tosatore

porta la lana al vecchio pastore

spoglia la pecora e l’agnello

per farti un berretto ed un mantello.

 

Maggio viene ardito e bello

con un garofano all’occhiello,

con tante bandiere nel cielo d’oro

per la festa del lavoro.

 

Giugno, invece, è falciatore;

il fieno manda un dolce odore,

in alto l’allodola vola,

il bidello chiude la scuola.

 

Luglio miete il grano biondo,

la mano è stanca, il cuore è giocoso

Canta il cuculo tra le foglie:

c’è chi lavora e mai raccoglie.

 

Agosto batte il grano nell’aia,

gonfia i sacchi, empie le staia:

c’è tanta farina al mondo…perché

un po’ di pane per tutti non c’è?

 

Settembre settembrino,

matura l’uva e si fa il vino,

matura l’uva moscatella:

scolaro, prepara la cartella!

 

Ottobre seminatore:

in terra il seme sogna il fiore,

sotterra il buio germogliosa

che il sole domani lo scalderà.

 

Novembre legnaiolo

va nei boschi solo solo,

c’è l’ultima foglia a un albero in vetta

e cade al primo colpo d’accetta.

 

Vien dicembre lieve lieve,

si fa la battaglia a palle di neve:

il fantoccio crolla a terra

e così cade chi vuole la guerra!

21. Le stagioni

Primavera è una giovinetta

con in bocca la prima violetta.

Poi vien l’estate, nel giro eterno…

ma per i poveri è sempre inverno.

 

Vien l’autunno dalla montagna

ed ha l’odore di castagna.

Vien l’inverno dai ghiacciai

e nel suo sacco non ha che guai.

20. Scherzi di carnevale

Carnevale,

ogni scherzo vale.

 

Mi metterò una maschera

da Pulcinella

e dirò che ho inventato

la mozzarella.

 

Mi metterò una maschera

da Pantaleone,

dirò che ogni mio starnuto

vale un milione.

 

Mi metterò una maschera

da pagliaccio,

per far credere a tutti

che il sole è di ghiaccio.

 

Mi metterò una maschera

da imperatore,

avrò un impero

per un paio d’ore:

 

per voler mio dovranno

levarsi la maschera

quelli che la portano

ogni giorno dell’anno…

 

E sarà il carnevale

più divertente

veder la faccia vera

di certa gente.

19. Il primo giorno di scuola

Suona, suona la campanella,

scopa scopa la bidella,

viene il bidello ad aprire il portone,

viene il maestro dalla stazione

viene la mamma, o scolaretto,

a tirarti giù dal letto…

Viene il sole nella stanza

su, è finita la vacanza.

 

Metti la penna nell’astuccio,

l’assorbente nel quadernuccio,

fa la punta alla matita

a corri a scrivere la tua vita.

Scrivi bene, senza fretta

ogni giorno una paginetta.

Scrivi parole diritte e chiare:

“Amare, lottare, lavorare”.

18. La lettera

- O fattorino in motoretta,

dove corri con tanta fretta?

 

- Corro a portare di volata

una lettera raccomandata.

- O fattorino, corri diritto,

nella lettera cosa c’è scritto?

 

- C’è scritto: “Guardi che domattina

non deve venire in officina;

 

può starsene a letto fin che vuole…”

- O fattorino, che dolci parole…

 

 

- Aspetta, aspetta, non ho terminato.

Qui dice ancora: “Licenziato!”.

 

C’è l’indirizzo… - Non serve quello:

ogni operaio è mio fratello.

 

Il destinatario non conta perché

Quella lettera è anche per me.

 

E tu prestaci, o fattorino,

la matita che hai nel taschino:

 

noi sulla busta, chiaramente,

ci riscriveremo: “ Respinto al mittente!”.

17. Ciminiere

Ciminiere, ciminiere,

siete belle da vedere,

 

con il pennacchio piegato al vento

come il fumo d’un bastimento.

 

Tra poco forse la città

nel cielo azzurro salperà.

 

Ma com’è triste da vedere

la morte delle ciminiere:

 

dov’è il fumo piegato al vento?

la sirena perché non sento?

 

Dietro il cancello nero sbarrato

il cuor che batteva qualcuno ha fermato.

 

Ma tu, sirena, non resti muta,

e chiami, chiami l’uomo in tuta:

 

la sua mano ridesterà

il forte cuore della città.

16. Non per tutti è domenica

Filastrocca della domenica,

un po’ allegra, un po’ malinconica,

malinconica vuol dire mesta:

non per tutti domenica è festa.

 

Non è festa per il tranviere,

il vigile urbano, il ferroviere,

non è domenica per il fornaio,

per il garzone del lattaio.

 

Ma tutti i giorni sono neri

per chi ha tristi pensieri;

per chi ha fame, è proprio così:

ogni giorno è lunedì.

15. L'albero dei poveri

Filastrocca di Natale,

la neve è bianca come il sale,

la neve è fredda, la notte è nera

ma per i bimbi è primavera:

soltanto per loro, ai piedi del letto

è fiorito un albereto.

Che strani fiori, che frutti buoni

oggi sull’albero dei doni:

bombole d’oro, treni di latta,

orsi dal pelo come d’ovatta,

e in cima, proprio sul ramo più alto,

un cavallo che spicca in salto.

Quasi lo tocco… Ma no, ho sognato,

ed ecco, adesso mi sono destato:

nella mia casa, accanto al mio letto

non è fiorito l’alberetto.

Ci sono soltanto i fiori del gelo

sui vetri che mi nascondono il cielo.

L’albero dei poveri sui vetri è fiorito:

io lo cancello con un dito.

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