Spesso mi sono chiesto se il gioco nella scuola è solo un’appendice, un semplice ritaglio di spazio che i bambini fanno in alcuni (pochi) momenti isolati del tempo scolastico, oppure è ancora una condizione importante per la crescita e per l’armonico sviluppo del fanciullo con il restante mondo esterno. Possono ancora essere pensati come un unico processo il gioco con la scuola e la scuola con il gioco? Dare una risposta a questa domanda rimanda necessariamente a scontrarsi con situazioni che negli ultimi anni hanno condizionato non solo il gioco ma anche la nostra vita nella relazione con i bambini; la sicurezza, lo spazio la socialità/solitudine, il potere, la scuola, gli educatori. La mia attuale situazione, poco chiara del resto, di operatore del comune, colui che accoglie i bambini al mattino e li ri-accompagna alla sera, li sorveglia in mensa, li deve ri-chiamare laddove le “regole” non vengono rispettate, li deve educare a comportarsi bene in mensa, al rispetto del cibo e degli altri, una specie di guardiano che li costudisce e li preserva da chissà quali epidemie, un  controllore di voli non pindarici ne tanto meno emotivi, mi ha portato a riflettere su alcuni aspetti del mondo dei bambini nella scuola. Tanti e troppi sono i soggetti che si inseriscono in questo spazio, il poco tempo libero (veramente libero) dei bambini, i genitori, gli insegnanti, gli pseudo-animatori, tutti quegli educatori che si auto-riconoscono questo ruolo, e che, senza cognizione di causa, si permettono costantemente di pronunciare sentenze in merito alla questione dell’educazione e della crescita dei ragazzi. La mia riflessione è nata da spunti che mi sono stati offerti da questo incontro con la scuola e che vorrei portare anche ad altri soggetti, altrettanto impegnati seriamente in questo mondo: “la scuola dei bambini”.

Giancarlo Casanova

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