C’era una volta

un povero Zero

tondo come un o,

tanto buono ma però

contava proprio zero

e nessuno lo voleva in compagnia

per non buttarsi via.

Una volta per caso

trovò il numero Uno

di cattivo umore perché

non riusciva contare

fino a tre.

Vedendolo così nero

il piccolo zero

si fece coraggio,

sulla sua macchina

gli offerse un passaggio,

e schiacciò l’acceleratore,

fiero assai dell’onore

di avere a bordo

un simile personaggio.

D’un tratto chi si vede

fermo sul marciapiede?

Il signor Tre che si leva il cappello

e fa un inchino

fino al tombino…

e poi, per Giove,

il Sette, l’Otto, il Nove

che fanno lo stesso.

Ma cosa era successo?

Che l’Uno e lo Zero

seduti vicini,

uno qua l’altro là

formavano un gran Dieci:

nientemeno, un’autorità!

Da quel giorno lo Zero

fu molto rispettato

anzi da tutti i numeri

ricercato e corteggiato:

gli cedevano la destra

con zelo e premura,

(di tenerlo a sinistra

avevano paura),

lo invitavano a cena,

gli pagavano il cinemà,

per il piccolo zero

fu la felicità