Apritemi, per favore,

la finestra del salotto:

sono un povero passerotto

che ha freddo fino al cuore.

 

Vi ho visti che piantavate

in un angolo nel tinello

quel meraviglioso alberello

dalle foglie incantate:

 

ogni ramo si curva al peso

di un frutto sconosciuto,

e su ogni ramo ho veduto

una stella col lume acceso.

 

Adesso è tutto a posto:

fatemi dunque entrare,

il mio nido potrei fare

sul ramo più nascosto.

 

Non vi darei tanta noi,

sono un passero per benino.

E per il vostro bambino

pensate domani che gioia

 

trovare tra i doni,

dietro una mezzaluna di latta,

tra la neve d’ovatta

e la rugiada di vetro,

 

trovare un passero vero

con un cuore vero nel petto

che guarda dal suo nidetto

con il vivo occhio nero,

 

una viva creatura

che vuol essere scaldata,

cha ha bisogno di essere amata,

che ha freddo, fame, paura…

 

I bambini sono tutti buoni,

e andremo d’accordo, perché

chiedo così poco per me

di tutti i loro doni:

un cantuccio di torrone

per appuntirci il becco,

il biscotto più secco,

la crosta del panettone…

 

Che tenero frullo d’ale

in cambio vi posso dare!

Lasciatemi volare

sull’albero di Natale.